Un giorno a Bangkok

Atterrato all’aeroporto di Bangkok prendo un taxi per andare rapidamente in hotel, ritirare le chiavi della camera, fare una doccia e uscire in cerca di un ristorante ancora aperto per la cena. Rientrato in camera mi preparo per la notte e dopo essermi disteso sul letto tento di lasciarmi ipnotizzare dal movimento lento del grande ventilatore appeso al soffitto per poter prendere sonno. Una vecchia pendola appoggiata al muro indica che è l’una del mattino, mentre il mio orologio da polso mi ricorda che per me sono solo le 19:00. Saranno necessari almeno tre o quattro giorni perché il mio orologio biologico si allinei a quello locale. Recuperare il jet lag dopo un volo intercontinentale da ovest verso est richiede sempre tempo e fatica. La sera il sonno non arriva e le sveglie mattutine risultano traumatizzanti.
Ho un solo giorno a disposizione per conoscere la città, poi dovrò tornare in aeroporto da dove partirò per la Cambogia. Totalmente disinteressato a riposare chiuso in una camera d’albergo in compagnia di una ventola da soffitto e una pendola da muro, imposto la sveglia alle 6:00, consapevole che con ogni probabilità lascerò il letto senza aver chiuso occhio.
È solo con i primissimi raggi del sole che si illumina la vera anima di una città. In giro non ci sono turisti, solo gente locale impegnata a iniziare le varie attività. Per qualche ora le atmosfere si confondono, rendendo più difficile la connotazione temporale di ogni istante. In quei momenti per un fotografo risulta più facile passare inosservato in quanto per le strade sono tutti impegnati a fare qualcosa senza badare a passanti e possibili acquirenti.
La mia meta è uno dei mercati più vecchi della città. Per raggiungerlo mi imbarco su un traghetto di linea che percorre il fiume Chao Phraya, l’arteria di trasporto fluviale più importante del Paese. Un megafono gracchiante e singhiozzante annuncia il nome della fermata successiva solo pochi istanti prima dell’approdo ai vari moli. Per esser certo di non mancare la mia fermata mi stringo al parapetto più prossimo alle uscite, in modo da non farmi trascinare verso il centro dell’imbarcazione ogni volta che l’immensa massa di passeggeri si riversa dalle entrate.
Messo il piede a terra non ho la necessità di chiedere informazioni per raggiungere il mercato, mi è sufficiente seguire il forte odore di pesce che arriva dai banchi. L’intera zona è coperta da colorati teli in plastica, attraverso i quali filtrano raggi di luce variopinti. Adiacente al “reparto” del pesce trovo quello delle carne che sembra non finire mai, per poi arrivare a quelli di: frutta, abbigliamento, plastiche, radio, ricambi auto, cordame, giocattoli, ceste, vasche da bagno, illuminazioni etc… Continuo a vagare senza meta in una città dentro la città, attento alle situazioni, alle luci e ai colori che mi circondano. Alcuni commercianti sonnecchiano seduti sui loro sgabellini in legno, altri corrono tra i banchi spingendo carriole ancora piene di merci, altri ancora sono intenti a ordinare i prodotti sul banco, mentre qualcuno si è fermato per fare colazione…

 

Il momento dello scatto

Camminando tra le bancarelle intravidi una signora e un ragazzino seduti a un tavolo. L’atmosfera era rilassata e in giro c’era poca gente. I teli in plastica che coprivano il mercato ammorbidivano i raggi del sole, andando a smorzare i forti contrasti classici di quelle situazioni, creando così curiosi giochi di luce e ombre. Prima di raggiungere la scena calcolai la luce che la illuminava, in modo da regolare le impostazioni della macchina fotografica e non perder tempo in caso di necessità. Aprii il diaframma a f 6,3 e portai la sensibilità a ISO 800 per garantirmi un tempo minimo di posa di 1/60” ed evitare che l’immagine potesse risultare mossa. In particolar modo mi preoccupai di ricreare l’ambiente piuttosto buio, sottoesponendo di -1,7 EV. Mi avvicinai alla signora, consapevole che non avrei potuto comunicare verbalmente. Le offrii il mio sorriso che lei ricambiò con dolcezza, mentre il ragazzino continuò a mangiare noncurante della mia presenza. Per chiedere il permesso per scattare una fotografia sollevai la macchina fotografica con la mano destra e la indicai con la sinistra guardando la signora negli occhi. Lei annuì, accentuando ulteriormente il suo sorriso che diventò quasi una risata. Mi chinai appoggiando un ginocchio a terra per portarmi all’altezza dei due. In quell’istante anche il ragazzino si voltò verso me. Scattai una sola foto per non disturbarli ulteriormente. Mi avvicinai e mostrai a entrambi l’immagine sul monitor. Risero, poi il bimbo portò il suo braccio di fronte agli occhi e si voltò dall’altro lato, come gesto di vergogna, probabilmente per aver visto che al momento dello scatto gli pendevano due spaghetti dalla bocca. Per ringraziare lasciai al ragazzino un’automobilina giocattolo acquistata in precedenza, sapendo che non avrei faticato a trovarle un giovane proprietario.

 

Dati tecnici

Data: 25 Dicembre 2015
Corpo macchina: Nikon D3s
Obiettivo: Nikon 17/35 f2,8
Lunghezza focale al momento dello scatto: 25 mm.
Apertura diaframma: F6,3
Tempo otturatore: 1/60
Compensazione esposizione: -1,7
Sensibilità sensore: ISO 800
Modo di ripresa: A (priorità di diaframmi)

 

Viaggia con Davide Pianezze: www.fattoreulisse.com